giovedì 23 aprile 2009

L’analisi testuale e l’analisi strutturale (secondo Roland Barthes)

Riporto di seguito i contenuti della lezione teorica del laboratorio di linguistica italiana del 21/04/09. La fonte principale è L'avventura semiologica di Roland Barthes (Einaudi).

Innanzitutto, quando si lavora in modo analitico sui testi, vale la pena di porsi la seguente domanda. Perché tanta fatica?
Ecco una buona risposta:

“Quando si analizza un testo, in ogni momento, dobbiamo reagire all’impressione di evidenza, il “va da sé” di ciò che è scritto. Ogni enunciato, per quanto futile e normale possa sembrare, deve essere valutato in quanto struttura attraverso una prova mentale di commutazione… un buon analista del racconto deve in un certo senso immaginare un controtesto, immaginare l’aberrazione dal testo, ciò che è narrativamente scandaloso… in questo modo si avrà il coraggio di accettare il carattere spesso molto banale, pesante e evidente, dell’analisi”.


Analisi testuale e analisi strutturale non sono la stessa cosa. Posto che noi ci interessiamo maggiormente a quella testuale, vale la spesa comunque di inquadrare teoricamente entrambe. Possiamo farlo così:

• L’analisi strutturale si applica prima di tutto al racconto orale (mito)
• L’analisi testuale si applica unicamente al racconto scritto
• Le due analisi non si escludono né per gli strumenti né per il metodo; possono convivere
• Differisce radicalmente il fine. L’analisi strutturale cerca la struttura fissa in relazione a una grammatica del racconto (langue). L’analisi testuale cerca la struttura mobile e l’esplosione e la dispersione del racconto (parole)

Ma qual è, in termini semiotici, il fine dell’analisi testuale?
Partendo dalla definizione della “significanza” che è una radice di senso: cioè, testo, spazio, processo di significazioni all’opera... tutto questo è la significanza di un testo.
Ciò detto, l’analisi testuale non cerca di descrivere la struttura di un’opera … ma piuttosto di produrre una strutturazione mobile del testo, di restare nel volume significante dell’opera, e quindi, per l'appunto, nella sua significanza (parole)fatta di spazio, processi ecc.

Metodo dell’analisi testuale
In pochi passi, qui di seguito, le linee di metodo dell'analisi testuale.

1. Suddividere il testo in lessie numerate

La suddivisione non deve essere fondata teoricamente; poiché ci troviamo nel discorso e non nella lingua, non dobbiamo aspettarci che vi sia un’omologia facile da percepire tra il significante e il significato… Insomma la frammetazione in lessie è puramente empirica, dettata da comodità

2. Osservare i sensi

Intendiamo le connotazioni delle lessie, ossia i sensi secondi. Possono essere delle associazioni (descrizione fisica > carattere) o relazioni (risultato di correlazioni tra luoghi testuali anche lontani)

3. Analizzare il testo progressivamente

La nostra lettura sarà al rallentatore. Non miriamo a ricostruire la struttura del testo, ma a seguire la sua strutturazione.

4. Dimenticare i sensi

Dimenticare alcuni sensi fa in qualche modo parte della lettura: ci interessano i punti di partenza del senso, non gli arrivi…
L’idea di struttura e quella di combinatoria infinita; la congiunzione di questi due postulati si impone perché il linguaggio è al tempo stesso strutturato e infinito.


In questa prospettiva non interessano:
• l’autore,
• la sua collocazione nella storia letteraria,
• il fatto che il testo sia una traduzione.

Ci sono invece alcuni elementi su cui Barthes pone sempre grandissima attenzione. E cioè i seguenti:

Il titolo
• Ogni titolo comporta due funzioni: enunciatrice (dice) e deittica (indica)
• Ogni titolo ha anche una funzione “aperitiva” (“il racconto è una merce la cui offerta viene preceduta da un imbonimento ad opera del titolo stesso)

I nomi propri
• “Un nome proprio deve sempre essere analizzato accuratamente, poiché il nome proprio è il principe dei significanti; le sue connotazioni sono ricche, sociali e simboliche”
• La presenza di titoli (Ing., Dott. ecc) di qualsiasi tipo significa socializzare un oggetto testuale

Parole inutili (?)
• Alcune parti del racconto servono soprattutto a “irritare il lettore” nell’attesa in virtù della loro insignificanza
• La cosa spesso ha rilevanza in relazione alla funzione aperitiva

I codici
• Il termine codice non deve essere inteso nel senso rigoroso del termine. I codici sono semplicemente campi associativi; i codici sono tipi di già-visto; il codice è la forma di questo già costitutivo della scrittura del mondo.
• I codici culturali sono i codici dei saperi umani: codice scientifico, retorico, cronologico, socio-storico.
• La banalità delle notazioni codificate non deve disturbare; è anzi essa a rendere leggibile il racconto

Il codice cronologico
• Il codice cronologico spesso offre un puro effetto di realtà: il numero connota la verità del fatto; ciò che è preciso è considerato reale.
• Inserimento di deittici shifter o embrayeur

I fatti
• I fatti sono presi in paradigmi in cui si oppongono alla mistificazione
• Spesso nasce una congiunzione di codici; per esempio quello della scienza (o della cronaca) con quello dell’enigma poliziesco

Il "prezzo" del racconto
• Il prezzo del racconto si alza più le cose si allontanano dall’ovvietà
• Il racconto di cronaca e scientifico sono fatti spesso in cambio di un’esigenza di contro-errore

Io
L’enunciazione di “Io” comporta

• Io narratore vs tu lettore
• Io testimone di un fatto vs altri soggetti all’interno della storia
• Io attore vs altri attori

Notazioni metalinguistiche
• Annunciare ciò che segue
• Annunciare con valore aperitivo un discorso
• Discorsi sulla facilità/possibilità di tenere un discorso
• Annunci, riassunti, precauzioni oratorie

Analisi strutturale: caratteristiche
e principi generali dell’analisi

• Si costituisce sulla base della linguistica
• Parte da una teoria: “un modello ipotetico di descrizione”
• È un metodo scientifico che “è a malapena un metodo e certamente non è una scienza”
• Riguarda un linguaggio culturale quindi è inevitabilmente ideologica

Principi generali dell’analisi strutturale

1. Principio di formalizzazione
Si fonda su langue/parole saussuriano.
Ogni racconto della massa apparentemente eteroclita di racconti è la parole. Non si può né si deve analizzare un testo in se stesso. Il testo è una parole che rinvia a un codice. L’analisi strutturale è fondamentalmente comparativa: cerca le forme, non un contenuto.

2. Principio di pertinenza
Come in fonologia, quello che conta è la differenza.
Il senso non è dunque un significato pieno, ma un correlato, una connotazione. Quando analizziamo un testo dobbiamo reagire all’impressione dell’evidenza.

3. Principio di pluralità
L’obiettivo dell’analisi strutturale è tracciare un luogo geometrico, il luogo dei possibili del testo.
Il senso in quanto pluralità non è agnosticismo filologico o liberalismo interpretativo: il senso è la pluralità.

Metodo dell’analisi strutturale
• Suddividere in lessie (arbitrarie)
• Inventariare i codici presenti nel testo
• Stabilire le correlazioni tra unità

ESEMPIO DI ANALISI TESTUALE


Un'ombra gira tra noi

Una specie di demonio si aggira dunque per la città, invisibile, e sta forse preparandosi a nuovo sangue. L'altra sera noi eravamo a tavola per il pranzo quando poche case più in là una donna ancora giovane massacrava con una spranga di ferro la rivale e i suoi tre figlioletti. Non si udì un grido. Negli appartamenti vicini continuavano, fra tintinnio di posate e stanchi dialoghi, i pranzi familiari come nulla fosse successo, e poi le luci ad una ad una si spensero, solo rimase accesa nel cortile quell'unica finestra al primo piano, e i ritardatari, passando, pensarono che lassù forse un bambino era ammalato, o una mamma era rimasta alzata tardi a lavorare, o altra scena, dietro quei vetri, di notturna intimità domestica; e invece là tutto era silenzioso e immobile; orribilmente fermi come pietre i quattro corpi di cui il più piccolo seduto sul seggiolone con la testa piegata da una parte come per un sonno improvviso, e fermo oramai anche il sangue i cui rigagnoli, simili a polpi immondi, lucevano sempre meno ai riflessi della lampada da 25 candele, facendosi sempre più neri. Così la città intera vegliò, inconsapevole, sulla mamma e sui tre bambini morti senza sacramento, abbandonati sulle gelide piastrelle, in tutta la loro corporale miseria, e fino a che non tornò il giorno e non suonarono le nove non ci fu a consolarli la pietà di nessuno.
...
D. Buzzati "Un'ombra gira tra noi", ne Il corriere della sera, 3/12/1946



ANALISI

Titolo
Presenza di un elemento "noi" di embrayage
Valenza semantica del termine "ombra": è importante che sia il primo modo in cui viene appellata Rina Fort; quasi avesse perso le sembianze di essere umano
L'uso del verbo "girare" apre il campo sematico della casualità del male da cui nessuno è al sicuro
Da notare che nel suo insieme il titolo è, come spesso accade, citazionale; è un calco sintattico, quasi vero e proprio parallelismo, dell'incipit del Capitale di Marx

Presenza di elementi indeterminativi
"Una specie", "aggirarsi", "invisibilie", "forse", nella prima frase conferiscono al tresto un alone di incertezza, di insicurezza. E' un demonio, ma non lo è. Si aggira, cioè si muove in modo non precisamente direzionato. E' invisibile. Crediamo possa prepararsi a spargere di nuovo del sangue, ma forse non è così.

Ipotiposi
In contrasto con l'indeterminatezza di alcuni elementi del primo paragrafo, una serie di elementi estremamente precisi costellano il testo di ipotiposi. Per esempio, "massacrava con una spranga di ferro", oppure "tintinnio di posate e stanchi dialoghi. A dare forza alle immagini è anche un compatto tessuto metaforico spesso espresso attraverso similitudini (da notare i "polpi immondi" e la testa del bambino chinata "come per un sonno improvviso").

Aggettivazione
L'aggettivazione è piuttosto fitta, al servizio delle tre osservazioni fatte prima: 28 aggettivi su 233 parole. Soprattutto, però, è significativa la disposizione spesso enfatica degli aggettivi qualificativi: "stanchi dialoghi" e "gelide piastrelle".

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